GÖBEKLI TEPE: LA SOLUZIONE DEL MISTERO

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Indice dei contenuti

SCOPO DI QUESTO ARTICOLO

Come ci siamo resi conto leggendo il precedente articolo che riassumeva le scoperte archeologiche su questo sito, nonostante le numerose scoperte che rivelano molto sulla sua vera natura, la maggior parte degli archeologi continua a sostenere la trita interpretazione scientista di un tempio costruito da cacciatori-raccoglitori un po’ “primitivi” che, dopo la scoperta dell’agricoltura nel Neolitico, si impegnarono nei primi riti agricoli legati al corso del sole.

Va detto che si tratta di un’interpretazione superficiale e popolare di primo grado e, diciamolo pure, dal punto di vista della conoscenza culturale del mondo sacro, di una vera e propria aberrazione intellettuale ed eresia culturale se si ha una minima conoscenza del linguaggio simbolico mitologico universale, del significato dei simboli che i nostri antenati usavano per trasmettere i loro insegnamenti, le loro dottrine, il loro culto e la loro religione.

Utilizzeremo quindi questo linguaggio simbolico per “tradurre” il sito e dire chiaramente cosa rappresenta, attraverso la sua architettura, i suoi ornamenti e gli elementi correlati.

Sciogliendo, uno per uno, tutti i nodi enigmatici che finora hanno contribuito al suo mistero, questa decifrazione avrà, spero, il merito di aprire gradualmente gli occhi ai neofiti della scienza sacra, ai turisti e a chiunque sia legittimamente stupito da questo sito, ma anche, quindi, agli occhi della comunità archeologica.

Analizzando questo sito, vedremo che, rispetto ad altri siti megalitici, trasmette anche gli stessi rigorosi insegnamenti e dottrine della religione mitologica preistorica (o paganesimo preistorico), compresa la sua dottrina principale: l’immortalità dell’anima umana attraverso la celebrazione della morte e della successiva reincarnazione del padre degli dei (l’uomo primordiale divinizzato) in suo figlio, il dio figlio: l’immortalità dell’anima umana attraverso la celebrazione della morte e della reincarnazione del padre degli dèi (l’uomo primordiale divinizzato) in suo figlio, il dio figlio; una rinascita provocata dal potere rigenerativo dell’utero di sua moglie, la dea madre (la donna primordiale divinizzata).

La nostra analisi di questo sito fornirà un’ulteriore illustrazione del fatto che, anche se ogni sito megalitico è diverso in quanto utilizza il linguaggio simbolico sacro della religione mitologica secondo le proprie caratteristiche locali, privilegiando alcuni simboli rispetto ad altri, fondamentalmente tutti utilizzano lo stesso linguaggio simbolico sacro che trasmette la stessa dottrina o religione mitologica preistorica originale.

Questo esempio, insieme all’analisi di altri siti megalitici, ci permetterà di comprendere meglio l’universalità e l’atemporalità della religione mitologica (o paganesimo) preistorica.

COLLEGARE QUESTO ARTICOLO CON L’INTERA SERIE LETTERARIA “LA VERA STORIA DELLE RELIGIONI DELL’UMANITÀ”:

Abbiamo riassunto tutto ciò che è stato detto o scoperto sul sito di Göbekli Tepe in un articolo separato, disponibile anche su questo sito:

GÖBEKLI TEPE: SINTESI DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE

articolo tratto anche dal libro disponibile su questo sito:

I templi megalitici di Malta, Göbekli Tepe e Stonehenge

Potete trovare questo libro anche nella sezione :

Libri già pubblicati

Per sapere perché questo libro fa parte della collana letteraria La vera storia delle religioni dell’umanità, vai a pagina :

Introduzione / Struttura e contenuto

Spero che vi piaccia leggere l’articolo completo qui sotto:

DATATO DA – 9.600 A.C. DC / GÖBEKLI TEPE IN TURCHIA

IL SITO MEGALITICO DI GÖBEKLI TEPE : RISOLUZIONE DELL’ENIGMA ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO SIMBOLICO

POSIZIONE

UN SITO VICINO ALLA MONTAGNA  KARAKA Dağ

Già questo sito ci rimanda al simbolismo della montagna e del vulcano poiché è misticamente legato alla montagna chiamata Karaca Dağ, un vulcano nel sud-est della Turchia.

Il simbolismo della montagna, come quello del vulcano, è ben noto.

Diciamo semplicemente che uno è essenzialmente la rappresentazione del grembo della dea-madre la cui caverna è il grembo, l’utero, e il secondo il simbolo di questo stesso grembo che versa i suoi fluidi, il suo sangue.

Per ricordare brevemente la sua etimologia, la montagna si dice :

(vedere Sumerian Phoneme Index Volume 3)

  • Iši, che è un fonema omonimo di isi (fossa d’argilla), izi (fuoco) iš (antenato), la fonte stessa del nome di Isis.

E anche

  • Kur, un fonema che designa una montagna, un altopiano: una terra (straniera); ma anche gli inferi, essendo secondo il lessico Halloran la contrazione di ‘ki’ ‘luogo’ e ‘ùr’ un ‘tetto, passo di montagna’ o úr ‘radice, base’. Nella sua forma verbale, kur significa raggiungere, arrivare, accedere; accendere, accendersi, sorgere (il sole).

Non posso elencare di nuovo tutti i significati di kur/gur che è uno dei fonemi sumerici più importanti in quanto comprende tutte le fasi della gestazione-generazione.

Notiamo semplicemente che “ki” non designa semplicemente un luogo in Sumer. È anche il nome della dea della terra dei Sumeri.

Quindi, fondamentalmente, la montagna designa il grembo della dea della terra Ki-Isis, che divenne la dea madre degli inferi e il cui grembo permette al padre degli dei, che fu anche ucciso, di essere rigenerato nel figlio, e per estensione, tutti i discendenti dei suoi devoti di essere rigenerati dopo la loro morte, per permettere loro di ascendere, e di raggiungere la divinità come stelle-sole.

Questa dea madre è persino menzionata per nome nel nome della montagna: Karaca Dağ.

Cosa significa il nome?

Normalmente ora è molto facile per voi scomporlo e capirne il significato, ma lo farò io per voi:

Decomponiamo la prima in ka-ara-aka

Etimologia di ‘ka’ :

(vedere per maggiori dettagli l’indice simbolico dei fonemi sumeri : 

ká è un omonimo di “ka” che significa “bocca”.

Da qui l’associazione della porta con il simbolismo della bocca (cfr. la bocca)

Data la stretta equivalenza tra ‘g’ e ‘k’, ‘ká’, ‘ga’ e ‘ka’ sono la contrazione di :

“g” o “k” “serbatoio” o di « gíg, ñíg, gi6, ge6, ñi6, ñe6, mi, mé, ku10, gi25 » che significano tutti ‘notte’ e sono rappresentati dalla cavità della gola o dalla bocca chiusa come una stanza buia. Il verbo associato è essere nero o essere scuro (ku10) e gli aggettivi associati sono nero, scuro (cfr., kúkku). Inoltre, il termine associato al nero è ‘kúkku’ che ha anche il significato di ‘antenato’.

E di :

“a” “acqua, sperma, padre – antenato” o “aa” padre, ma anche

“á” significa il lato, il braccio e si riferisce alla dea del lato Eva (rivedere il simbolismo della dea della costa, del lato).

Così ká è il grembo, la cavità oscura e umida, il serbatoio dell’acqua, dello sperma, della dea laterale che contiene il padre-ancestatore.

Questo ci permette di capire il simbolismo del latte “ga” e la sua vera origine mistica, cioè la matrice, principalmente della dea madre.

Etimologia di ‘ara

(vedere per maggiori dettagli l’indice simbolico dei fonemi sumeri) : 

 

“ara” significa sia polverizzare, distruggere (da ara 3,5) che brillare, sfolgorare da ara4 (o ar o rà). “…” (da cui il nome solare del dio egizio ra, oggetto della rigenerazione ciclica)

Si noti anche che “ar” da solo con i suoi omofoni strettamente equivalenti (re7; ri6, rá, ir10; e-re7; er, ir) ha molti significati, i più significativi dei quali sono accompagnare, condurre, portare, andare,…, mescolare, mettere, versare, mettere dentro… emettere, generare, inondare, prendere, raccogliere.

rí per esempio è un equivalente di uru2, (ki), iri, iri11 che significano una città, un paese, un villaggio, un distretto. (da cui il nome della città sumera di Ur)

Così che ‘ar’ trasmette tutte le azioni che la matrice dovrebbe produrre a beneficio del Padre degli dei e dei loro adoratori defunti per trasformarli in divinità stellari, come la riunione dei vivi in città e paesi, essendo oggetto del nutrimento da parte delle sue acque, fluidi di abbondanza.

 

Etimologia di ‘aka

(vedere per maggiori dettagli l’indice simbolico dei fonemi sumeri ; così come l’analisi del nome Eve con le diverse possibili traslitterazioni delle sue forme sumere) 

Questo fonema, che è molto importante in quanto si riferisce a Eva per nome, è stato spiegato nell’analisi di Eva. Vedi anche l’indice.

Eve-aka-aga:

Diciamo semplicemente qui che “aga” o “aka” è, come abbiamo visto nel Libro 1, una delle traslitterazioni sumere del primo nome “Eva”.

Questo termine la designa per nome come la madre che genera, essendo equivalente a ùgun, ugu4 (con il segno cuneiforme “ku”) che significa portare, produrre procreare.

ama-gan o ama-ugu è una madre naturale o biologica, contrazione di “madre” e ùgun, ugu4, “generare”.

agarin2,3 significa per esempio un padre, una madre, un grembo o un utero.

Tra i molti, molti esempi elencati in questa analisi, vale la pena notare che, per esempio, akka si riferisce ancora oggi alla madre in sanscrito:

Ecco le diverse varianti della radice AK in sanscrito:

अ A, nel monosillabo ôṃ, rappresenta viśṇu.

अ क् A K. akâmi –) significa andare tortuosamente, avvolgere; agire in modo tortuoso. Gr. ἀγής, ἀγϰύλος (agês, agkulos).

अक AKA – ) n. peccato, colpa; ‖ dolore, afflizione.

अक्का AKKÂ –) f. madre.

https://fr.wikisource.org/wiki/Dictionnaire_classique_sanscrit-français/अ

https://sanskrit.inria.fr/Heritage.pdf

È quindi chiaro che Akka significa madre, con un suono sprezzante, senza dubbio legato alla nozione di colpa, peccato e dolore che la madre originale trasmette.

La dea della costa:

Ma ‘aka’ non si limita a chiamare la dea madre con il suo nome.

La indica anche come dea della costa o del lato!

Infatti, aka significa “la porta matrice della costa, del lato” poiché “á” significa il lato e “ka” la porta

È stato dimostrato che Eva era venerata come la dea della costa, del fianco, per mezzo di certi precisi omofoni sumeri che si trovano sotto i loro rispettivi simboli (rivedere il simbolismo della dea della costa, del fianco).

La matrice :

 

Ma aka designa anche la sua matrice essendo omofono di “camera remota ” (a-ga) “porta (ká), “architrave della porta (“ákan, aka4”), “vello (aka) che sono anche separatamente simboli di esso.

Ricordiamo per esempio, per quanto riguarda la camera remota “a-ga”:

Omonimo di ‘a-ga’, ‘dag’ si riferisce a una stanza in cui si risiede simile a una cavità in cui si è in movimento mentre si viaggia. Dig si riferisce all’essere bagnato come una gola o una vagina. Dug è un vaso o una pentola, e dùg o du10 significa arti quindi quelli in forma di cavità come la gola o la vagina dove c’è movimento e nella sua forma verbale significa avere piacere.

Con a-ga siamo davvero “di fronte alla matrice” della dea madre.

Per esempio, ricordiamo la porta a-ka o l’architrave della porta ákan, aka4 :

“aka” è anche il grembo che porta “a” acqua, sperma o padre, o il padre sumero degli dei “An”, nel doppio senso di portarlo nel suo grembo e anche di allevarlo, deificarlo. 

È infatti estremamente interessante notare che, così come in francese si dice “la porte” (dal latino porta, “porta di una città, di un monumento”, che ha soppiantato le parole fores e janua), ma anche “porter” (dal latino portare) nel senso di portare un bambino e anche nel senso di “portare, sollevare, elevare”, lo stesso è vero in sumero

Infatti, come abbiamo appena (ri)visto aka significa porta, ma sotto a-ka il suo equivalente è úgu4 (KU) che significa portare produrre procreare.

Il lessico sumerico indica anche in gùr, ga6 che questi due fonemi significano portare, trasportare; essere pieno, essere carico, essendo la contrazione di “g” un contenitore circolare e “er” “portare”; vedi anche gur, kùr, “cesto”). Il lessico afferma che questa è la stessa lettura di Umma (una città sumera) per il segno “íla” “…”

Ora íl-lá significa un’elevazione e nella sua forma verbale íla, íli, íl il fatto di sollevare, portare, consegnare, portare, sopportare, sostenere, “…”; essere elevato; brillare; lal, lá (la2) significa essere elevato; tenere, sollevare, portare, sospendere.

Così, con questa associazione tra “ga” o “ka” e íl-lá non si tratta solo di portare nel senso di concepire come progenitore, ma anche di portare, di elevare (sollevare, per così dire) nel senso di divinizzare!

Hai una migliore comprensione del significato mistico della montagna vulcano ‘karaca’ con cui Göbekli Tepe, secondo gli osservatori, è intimamente associato?

È un santuario, come molte montagne sacre, ma non una “montagna cosmica”!

Non è né più né meno che il corpo della donna, antenata, “iš, iša”, dell’antenata (ku; kúkku) madre generatrice (sumero: aka ùgun, ugu4; ku; ama-gan, ama-ugu; agarin2,3 / sanscrito: akkâ) della primitiva compagna sotto la costola o il fianco (á) della futura dea terrestre Eva/aka/aga deificata sotto Isis, Ki, che dopo aver agito in modo tortuoso (sanscrito: akâmi) dopo la sua colpa e il suo peccato (sanscrito aka) fu gettata negli inferi (kur), trasformata in una dea della roccia, una montagna (iši, kur) e che, grazie alla sua matrice (ká, ga, ka; a-ga; ákan, aka4 ; aka), la sua grotta (rivedere il simbolismo della grotta) è capace di portare (úgu4 (KU) ; gùr, ga6), generare (ùgun, ugu4), rigenerare e sollevare (íl-lá ; íla, íli, íl ; lal, lá (la2) al rango di dio suo marito (An-a-aa) e, per fare questo, prima polverizzarlo, distruggerlo (ara 3,5) rimescolarlo, mescolarlo, sfornarlo (ar ; rá) per farlo brillare e sfolgorare (ara4 o ar o rà) come un dio stella del sole (come Ra), che avrà anche l’effetto di generare, raccogliere e inondare (comprendendo i suoi fluidi) i suoi adoratori in città, paesi, villaggi, distretti [rí, uru2, (ki), iri, iri11].

Per quanto riguarda l’analisi del termine Dağ attaccato a questa montagna vi rimando al dizionario simbolico dei fonemi o all’analisi della dea del lato/costa, il simbolismo della dea che lega con le corde, l’analisi del dio celtico Dagda fatta nell’analisi del calderone…

Comprendiamo semplicemente che questo termine è una ripetizione del precedente con altri simboli.

Avendo già stabilito il contesto, concentriamoci ora sul sito di Göbekli Tepe stesso:

IL SIMBOLISMO DEL SITO STESSO

Per comprendere questo sito situato a 760 m di altezza, cioè il punto più alto dei Monti Germus, è consigliabile, come spesso accade, fare un passo verso l’alto tenendo presente ciò che è già stato dimostrato in termini di simbolismo della mano.

Questo è il sito di Göbekli Tepe visto dall’alto.

Ora ditemi, cosa vedete?

Niente? A parte gli elementi del sito?

Per favore. Ricordatevi ciò che è stato visto nel capitolo precedente (sul simbolismo della mano) e insistete.

Ancora niente?

Guardate bene la forma delle montagne su cui si trova il sito.

Le montagne?

Sì, questa vista aerea crea un effetto ottico e si può avere l’impressione che le montagne siano cave

Quindi, ecco un’altra vista che può aiutarvi a vedere che il sito è davvero su un’altura:

La vista seguente vi aiuterà a capire l’estensione del tumulo artificiale che è stato costruito, che corrisponde al cerchio con un diametro di 300 metri di terra e un’altezza di 15 metri, un cumulo di terra raccolto lì, che in effetti forma un ventre sull’altopiano roccioso in cima a queste montagne, da cui il nome di collina del ventre.

Si scopre che il sito principale con i suoi recinti DCB che formano un triangolo rivolto a sud-est è proprio dove si trova l’area bianca in basso a destra (questo sito di scavo principale è coperto da una tenda bianca protettiva).

Ecco un ricordo della sua disposizione se solleviamo il velo della tenda mantenendo lo stesso asse nord-sud.

Si può vedere che il triangolo punta verso l’alto su un asse leggermente nord-ovest/sud-est. 

Ora vedete e capite?

Che forma ha la collina?

Dov’è il tumulo di 300 metri di diametro?

Dov’è l’area del triangolo BCD?

Questo è quello che dovreste aver già visto:

Inserire i testi da sinistra a destra, quindi in senso orario:

  1. Equinozio di primavera (21/24 marzo) : Fase di generazione
  2. Solstizio d’estate (21 giugno circa): Passaggio attraverso il fuoco e la macinazione
  3. Equinozio d’autunno (21/24 settembre): Trebbiatura o zangolatura
  4. Solstizio d’inverno (21 dicembre circa): Rinascimento.

Incredibile, vero?

Eppure, come vedremo, questo sito segue solo la logica molto semplice di rappresentare la dea madre nella sua posizione mistica preferita per il parto, sotto il simbolo universale e senza tempo della mano aperta (che corrisponde anche a quella della stella a cinque punte; vedi il simbolismo completo della stella e della stella a cinque punte) dirigendo i suoi fluidi verso una tazza a forma di U (qui la pianura)

Ciò che è straordinario è che i costruttori hanno saputo utilizzare il rilievo del luogo, la collina e la pianura, un rilievo che avevano perfettamente identificato per collocare il grembo della dea-madre e i suoi templi matrice nel posto giusto, seguendo, inoltre, un piano di disposizione perfettamente identificato e padroneggiato.

Semplici cacciatori-raccoglitori?

Hm Hm…

SIMBOLISMO DEI RECINTI IN FORMAZIONE TRIANGOLARE

Ovviamente, a causa della loro configurazione triangolare, la strutturazione di questi templi BCD evoca l’ingresso della matrice così come l’elevazione che essa renderà possibile.

Inoltre, ognuno di questi recinti è probabilmente esso stesso, anche indipendentemente l’uno dall’altro, una matrice a sé stante alla maniera delle varie absidi principali che ruotano intorno alle forme a croce che vedremo nell’analisi dei templi megalitici irlandesi o delle piante trifogliate dei templi di Malta, dove ogni absidi è in sé un mini tempio-matrice della dea madre.

È perfettamente concepibile che in altre parti di questo grembo ci siano altri involucri di matrice identica.

La stratigrafia del sito ci mostra, tuttavia, che il triangolo DCB non è certamente collocato qui per caso.

Concentriamoci su questa zona della stratigrafia:

È chiaro che il recinto C, che è evidentemente il recinto maggiore e centrale poiché si moltiplica con diversi recinti interni, si trova esattamente al centro della depressione, diciamo, esattamente tra le due gambe costituite dai due lati della montagna su entrambi i lati.

Così, il nome turco di “collina del ventre” si adatta perfettamente a questa collina [anche se la zona più identificabile è, ancora e sempre, l’esoterismo obbliga (!) quella del basso ventre! ), poiché il ventre non è altro che il ventre della dea-madre della montagna, della roccia in posizione supina o accovacciata.

Si può facilmente capire che questo ha implicazioni molto importanti data l’altissima antichità del sito, che, secondo gli esperti, risale all’inizio del periodo neolitico.

Con questa introduzione, il resto, se mi perdonate l’espressione, scorre naturalmente, ma anche qui, in considerazione di tutto ciò che è stato sviluppato altrove, è necessario rivederli insieme

SIMBOLISMO DEL TUMULO

All’inizio, questo sito si presenta con il doppio simbolismo del tumulo e della montagna, poiché è un tumulo posto sulla cima di una montagna.

Ora, il simbolismo della montagna è per definizione, come è stato detto, la rappresentazione della dea madre, nel suo status di dea della terra, della roccia e degli inferi, e, nella posizione reclinata, la montagna rappresenta il suo grembo.

Per quanto riguarda il tumulo (rivedere il simbolismo del tumulo, il tell…), si è visto che porta lo stesso nome sumerico della grotta “dul6” che è uno dei fonemi della rigenerazione e quindi uno dei siti della rigenerazione della matrice della dea madre per eccellenza.

Si è anche visto, tra l’altro, che la radice etimologica di tumulus è sumera poiché “tumul” [il “us” è un suffisso latino] significa “fare” “azione di fare, creare” “tum”, una stella “ul”; in altre parole, il ruolo dei tumuli, tumuli, tell… allo stesso modo della grotta è quello di fare, di creare una stella, cioè di mandare il padre degli dei che è stato messo a morte, ma anche tutti i suoi discendenti defunti alle stelle dopo che sono passati attraverso tutto il ciclo della rigenerazione.

Fin dall’inizio, proprio con questo simbolo, siamo in un sito dedicato alla rigenerazione del padre degli dei e dei suoi adoratori attraverso la matrice della dea madre.

SIGNIFICATO DEI PILASTRI A T

Non c’è dubbio che i due pilastri centrali siano rappresentazioni antropomorfe.

La nostra analisi delle pietre in piedi (rivedere il simbolismo della pietra, delle pietre in piedi, degli obelischi) ha dimostrato che simboleggiano gli antenati divinizzati, sia le pietre intorno al perimetro che quelle al centro, come avviene in tutti gli altri siti megalitici di tipo Cromelch.

Il signor Dendrinos ha anche notato che le pietre centrali di ogni recinto giocano ovviamente un ruolo importante per le loro dimensioni, la loro funzione (apparentemente sostenevano un tetto), la loro posizione (al centro dell’attenzione) e il fatto che regolano la posizione dei recinti e quindi la possibile rappresentazione della cintura di Orione; regolano anche la fasatura con il solstizio d’estate così come il gioco d’ombra quotidiano.

Lui stesso identifica questo bel gioco di inseguimento come quello di una coppia, tanto più che, come fa notare nel suo libro, i due pilastri centrali non sono strettamente uguali in dimensioni, il che suggerisce una (leggera) preponderanza dell’uno sull’altro.   

Poniamo la domanda: dato il contesto generale di quest’opera, e dato che queste due pietre a T centrali alludono necessariamente ad antichissimi antenati umani divinizzati che sono leggermente vestiti in perizoma, cosa vi ispira questo come figure storiche primitive (rivisitando il simbolismo della nudità, dell’abbigliamento)?

Credo che la risposta sia nella domanda.

Vedo tutti gli scienziati saltare sulle loro sedie e dichiarare che questa è un’interpretazione fatta a posteriori di credenze rivisitate alla luce delle mie credenze giudeo-cristiane.

La scorciatoia sarebbe ovviamente immodesta così com’è, se non fosse circondata da un tale contesto e consistenza di materiale e prove che emergono non dal ragionamento superficiale e meramente intuitivo di un credente armato di una vulgata in greco-latino, ma piuttosto dal ragionamento estremamente ben documentato di un vero credente, perfettamente a conoscenza del più antico linguaggio simbolico e dei suoi misteri, unito ad un’intima conoscenza del più antico linguaggio antico conosciuto, che solo può decodificarli.

Quello che non hanno mai letto, mai conosciuto, mai nemmeno avvicinato in tutta la loro vita.

Quindi dovranno sedersi di nuovo dopo aver letto questo libro, come i precedenti e i successivi.

Ma continuiamo.

Va ricordato di passaggio che il professor Schmidt vuole vedere le figure rappresentate dai pilastri come “esseri soprannaturali”, mentre le altre rappresentazioni antropomorfe più piccole dissotterrate nel sito o in altri siti dello stesso periodo (Nevalı Çori) sarebbero “guardiani dell’altro mondo”, di status inferiore. Secondo questa interpretazione, i recinti “simboleggiano assemblee umane, e le pietre in piedi, disposte in cerchio, rappresentano figure stilizzate“.

https://fr.wikipedia.org/wik/Göbekli_Tepe.

Anche se la sua interpretazione non è molto precisa, capisce che sia le forme a T centrali che quelle intorno al bordo sono figure. Se descrive le figure centrali come esseri soprannaturali, lo sono effettivamente diventati, poiché per definizione le pietre in piedi rappresentano antenati morti e rigenerati che sono diventati dei con i poteri ad essi associati.

Chi rappresenta specificamente le divinità-ancestori, le pietre a T che formano il recinto?

Possono essere figure importanti, i sommi sacerdoti del culto, che sono stati posti intorno al recinto per delimitarlo, perché sono protettori simbolici del culto. Non sono necessariamente solo guardiani dell’aldilà come dice il signor Schmidt, perché il fatto che gli dei siano rappresentati in questo modo è anche per mostrare che, sebbene siano diventati dei, hanno fatto la scelta (il sacrificio) di rimanere nella terra dei vivi (gli umani) per guidarli al momento della loro morte nell’aldilà.

In effetti, queste entità spirituali dominano entrambi i mondi, quello dei vivi e quello dell’aldilà. 

Tuttavia, anche se la rappresentazione di alti sacerdoti divinizzati è possibile, in virtù delle rappresentazioni sulle statue, dove apparentemente ognuna porta una rappresentazione animale più particolare qua o là, sembra più necessario interpretare ognuna di queste statue come una particolare divinità avatar, una divinità che divinizza un particolare aspetto delle due alte divinità centrali.

Non perdiamo di vista il fatto che il padre degli dei e la dea madre erano venerati e rappresentati in forme diverse. È quindi perfettamente naturale che alcune delle forme principali con cui lo divinizzavano e lo rappresentavano si trovino intorno a loro.  Ogni rappresentazione animale ha lo scopo di attirare l’attenzione su un aspetto particolare della loro persona o della loro vita, proprio come nel giudeo-cristianesimo, per esempio, toro, aquila, leone e uomo rappresentano le quattro principali qualità divine (potere, saggezza, giustizia e amore) di Dio.

Allo stesso modo, se prendiamo l’esempio esoterico dello zodiaco (poiché il professor Dendrinos prevede l’ipotesi di un sistema esadecimale basato sul recinto D che contiene 12 ortostati, sistema che può essere valido per un calendario solare, ma anche per uno zodiaco) e i suoi 12 segni: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro (che non è altro che il granchio), Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario (un arciere su un cavallo), Capricorno, Acquario, Pesci… la presenza di uno zodiaco con le sue rappresentazioni animali non sarebbe assolutamente una sorpresa.  In effetti, è stato pienamente dimostrato che tutti questi segni sono avatar del padre degli dei e/o della dea madre, sotto l’uno o l’altro dei loro caratteri specifici (vedere nel dizionario dei simboli il rispettivo significato di ciascuno di questi segni con, per esempio, il simbolismo del granchio, del toro, dell’ariete, del pesce, del cavallo).

Allora cosa c’è di sorprendente, francamente, quando sappiamo che la prima coppia umana, o, se non ne parliamo, almeno gli dei della mitologia, erano tutti venerati in forme animali, per vedere qui una prima coppia di dei primordiali essere rappresentati da alcune delle loro rispettive rappresentazioni animali, insieme ad alcuni che sono semplicemente più antichi e quindi solo meno conosciuti? (Quelli meno conosciuti saranno ripresi nella parte che segue sulla spiegazione delle rappresentazioni animali e analizzati).

Rimango sbalordito da una visione così miope che, poiché si basa sull’idea che questo sito sia necessariamente opera di cacciatori-raccoglitori, insiste nel rifiutare di vedere le prove che questi animali sono simboli di divinità per non mettere in discussione la sua teoria.

“Dato che abbiamo decretato che i popoli primitivi erano tutti animisti, Göbekli Tepe è un sito di animisti, quindi le rappresentazioni animali sono animali, non c’è dubbio…” sembra essere il mantra che gli osservatori di questo sito si ripetono per non vedere ciò che tuttavia salta agli occhi.

Ma continuiamo.

È anche interessante guardare la forma a T

Devo dire che prima di tutto questa forma a T mi ha fatto pensare che queste divinità potevano assumere la forma di una divinità cornuta e più esattamente di un cervo.

Per esempio, ecco cosa si può trovare sul sito https://ci.wolfgangpetersen.net/1810-neolithic-rock-art-found-in-india.html

O sul sito web di :

https://gurukulamtrust.wordpress.com/2013/05/ :

Un nuovo sito preistorico contenente incisioni rupestri è stato scoperto a Kappikunnu, vicino a Pulppally nel distretto di Wayanad, oltre ad altre incisioni precedentemente trovate nelle grotte di Edakkal e Thovarimala, entrambe in Kerala.

Le incisioni sono molto simili a quelle sulle pareti delle grotte di Edakkal nelle colline di Ambukuthy.

Quattro figure, una con due cervi che si fronteggiano e tre astratte, sono state trovate incise in una roccia. Altre linee trovate in una piccola roccia che potrebbe essersi staccata dalla roccia originale avevano anch’esse delle incisioni iscritte a forma di imbracatura. Le rocce si trovano nel recinto del tempio Sree Veliyambam Kotta Sicva, un tempio semicircolare costruito nel 12° secolo, nella divisione forestale della parte meridionale di Wayanad.

Le incisioni risalgono al periodo neolitico, secondo Gira Gratier, una ricercatrice belga che stava lavorando nella zona per il suo progetto di ricerca sulle tribù dell’India meridionale. Venendo a sapere della scoperta dagli abitanti, si avvicinò al sito e suggerì che poteva essere un luogo dove i nostri antenati eseguivano antichi riti.

D’altra parte, il direttore del dipartimento di archeologia responsabile della grotta Edekkal, ha spiegato che una recente esplorazione della sua squadra nella zona ha rivelato i resti di un’ascia neolitica, confermando ulteriormente la teoria che le incisioni possono essere ricondotte a questo periodo della nostra storia.

La signora Gratier ha detto che crede che le incisioni nella pietra potrebbero aver fatto parte di una grande struttura in passato. Inoltre, lo stile antropomorfo delle figure e altri elementi artistici di Edakkal è simile alle nuove incisioni trovate.

Ecco la fotografia del cervo in questione:

Notate che in questa vista frontale, le sue corna sono mostrate orizzontalmente dalla testa, formando una T!

Inoltre, siamo nello stesso contesto temporale e cultuale di Göbekli Tepe: nel Neolitico, ovviamente anche nel contesto di una grande struttura templare (queste rocce si trovano ancora in un tempio semicircolare almeno dal 1200 a.C.). ).

È ovvio che a quel tempo, quando l’immagine di un cervo doveva essere incisa nella pietra, si potevano usare le corna a forma di T.

L’uso di questa forma in questo sito non sarebbe stato di per sé sorprendente, poiché è stato ampiamente dimostrato che i nostri primi genitori sono stati divinizzati soprattutto sotto emblemi di animali cornuti, come il toro, la mucca, l’uro o il cervo.

Il cervo è una vera e formidabile firma mistica di Adamo (rivedere se necessario il simbolismo del cervo in questo volume).

Tuttavia, ad un esame più attento, le incisioni sui pilastri centrali del recinto D di Göbekli Tepe non supportano solo questa interpretazione.

In effetti, le braccia partono da sotto la pietra orizzontale, il che prova che questa pietra rappresenta la testa (guarda di nuovo la foto nella sezione sui pilastri a T).

La disposizione delle braccia ci dà una preziosa indicazione di questo. I pilastri sono ovviamente girati in una direzione.

Nella foto è possibile vedere dietro i pilastri centrali il foro dell’oracolo nel muro del recinto dietro di loro (ovviamente questo foro dell’oracolo era destinato a giudicare la posizione del sole come è diretto verso l’ingresso, che è a sua volta diretto verso sud-est).

Ora questo buco dell’oracolo si trova al nord (vi invito ad andare a consultare il diagramma fatto dal signor Dendrinos nel suo articolo che è estremamente preciso e utile anche a questo riguardo, ma che non posso permettermi di riprodurre per preservare i suoi diritti; Gobekli Tepe: a 6 th millenium BC monument/Dimitrios S. Dendrinos/15/11/2016 p.14)

Ciò significa che la coppia di divinità è rivolta verso la fonte della luce per ogni recinto, mentre i pilastri intorno al perimetro hanno le loro “facce” di pietra rivolte verso il centro. 

In altre parole, le facce sono sul bordo della T di ogni grande ortostato (in particolare, sulle corna, se fossero viste come divinità cornute di cervo), e tutta la struttura serve secondariamente a dargli profondità.

Il significato primario rimane quello di vederli di fronte, cioè la loro rappresentazione umana, guardandoli da nord.

Ora, è possibile che i costruttori abbiano voluto associarli a divinità cornute dando loro una profondità a forma di T, attraverso un secondo angolo di vista, il che sarebbe perfettamente logico dato il simbolismo delle corna, di molti animali cornuti, del simbolismo della corona (che si trova su un ortostato adiacente), ecc. 

Aggiungiamo anche che questa forma a T antropomorfa evoca naturalmente la croce primitiva, l’albero della vita, il Tau, che è un simbolo molto importante in più di un modo (rivedere il simbolismo della croce).

È molto probabile che questa rappresentazione in profondità di prospettiva sia stata utilizzata anche e soprattutto per significare questa croce Tau.

Come vedremo nella sezione sul gioco delle ombre, l’ombra si dice ñišsu o ñizzu.

Ora la particella ñiš designa in sumero un oggetto, uno strumento, ma è anche la parola molto comune per albero.

Questa relazione tra l’albero e l’ombra che fornisce agli uccelli è un semplice simbolismo per rappresentare l’estensione del dominio e della protezione che queste divinità conferiscono ai loro servi sudditi, sia nella loro ricerca di rigenerazione dopo la morte, ma anche di abbondanza di cose durante la loro vita.

Nell’analisi completa dell’albero (lunga un centinaio di pagine) si capisce, tra l’altro, che Titano (la cui prima lettera del suo nome è un Tau), così come ogni membro della prima coppia umana, furono tutti celebrati nella loro vita come “alberi dell’Eden”. Poi, dopo la loro ribellione, al momento della loro condanna a morte da parte di Michele, il Logos, come alberi abbattuti (rivedere il simbolismo del ceppo, il tronco). In seguito, in virtù del fatto che la dottrina esoterica insegna la loro rigenerazione, come alberi rigenerati sotto diversi tipi di alberi scelti appositamente per questo scopo (dattero, palma, pioppo, salice, abete, pino…). Questa rigenerazione veniva insegnata come avvenuta al solstizio d’inverno (intorno al 24, 25 dicembre) ed era anche simboleggiata dall’innalzamento della stella nel cielo fino alla cima dell’albero (da qui, naturalmente, tutto il simbolismo esoterico del Natale, che qui non posso approfondire; cito questi esempi di simboli che avete già visto, affinché comprendiate che per millenni il linguaggio simbolico così come la dottrina che trasmette non è cambiato…)

È stato spiegato che questa rappresentazione albero-uomo è evidente dall’etimologia stessa poiché “ñiš” o “ñeš” si riferisce a un albero, ma anche da “ñiš 2,3”, o “ñeš 2,3”, o “uš” “un uomo”.

Quindi c’è una catena simbolica molto forte tra l’umano e la sua rappresentazione come albero. Allo stesso modo c’è una catena simbolica tra l’uomo e il cervo e tra il cervo e l’albero.

In questo sito, che celebra, come altrove in questo tipo di siti, la rigenerazione del padre degli dei (e anche di ciascuno dei suoi servi defunti) in un essere rinato attraverso il potere del grembo della dea-madre, è ovvio che le loro rappresentazioni a forma di T del loro nume tutelare, come l’albero della vita, la croce, o anche una divinità cornuta, è eminentemente evocativa e viene a “caricare” il sito di significati profondi.

I costruttori potevano certamente accontentarsi di erigere pietre massicce senza tagliarle, con un particolare monolito-obelisco per il padre del tipo che vedremo a Malta o a Stonehenge. In questo caso, questa rappresentazione più precisa ci permette di darle “più peso”, per così dire, che è quello che i costruttori stavano senza dubbio cercando. In ogni caso, ci permette di identificarlo ancora più facilmente (al centro, in coppia, con una taglia leggermente più grande, entrambi vestiti con un semplice perizoma), tanto più se teniamo conto di tutto il contesto circostante (testa tagliata su un ortostato, posizione itifallica come segno della sua autogenerazione…); cervo (cornuto, cioè coronato), albero protettore… tutti simboli importanti, firme mistiche della prima coppia umana divinizzata.

SPIEGAZIONE DELLE PIETRE DI PASSAGGIO

Le pietre di passaggio e in particolare la pietra totem scoperta sul posto sono straordinariamente esplicite.

Permettetemi di ricordarvi:

Ditemi, cosa vedete ?                 

La lettura ovvia è questa:

Testi in riquadri dall’alto verso il basso:

  1. Divinità dell’orso o del grande gatto
  2. Mano dell’orso che tiene la testa della divinità sottostante
  3. Testa della seconda divinità
  4. Mani della seconda divinità, simili a quelle del pilastro centrale a T dell’alloggiamento D
  5. Posizione accovacciata molto evidente (ginocchia piegate)
  6. Testa della terza divinità
  7. Terza divinità che esce con il braccio davanti alle gambe della divinità madre (sopra)
  8. Busto della terza divinità durante il parto
  9. Piedi della divinità madre (o della divinità padre sopra)

Credo che vi rendete conto di ciò che significa, oggettivamente.

Siamo né più né meno di fronte alla solita triade, padre degli dei qui sotto il suo simbolo dell’orso o del leone (vedi simbologia dell’orso e del leone), che domina, feconda e copre né più né meno della dea madre! (la cui posizione delle mani indica che è effettivamente uno dei due pilastri centrali dei recinti, e che è né più né meno in posizione accovacciata (!) a partorire, e di chi? Se non della divinità figlio, reincarnazione del padre degli dei di cui sopra?

Incredibile, vero?

Se, nonostante la disposizione evidente di tutto il sito che rappresenta questa scena di rigenerazione del padre nel figlio attraverso la matrice della dea-madre accovacciata, avevamo ancora un piccolo dubbio che fosse così, questo totem che ci chiama all’entrata è un messaggio urlando che non deve più lasciare spazio al dubbio!

A meno che non siate ciechi ai fatti e sordi ad ogni razionalità.

SPIEGAZIONE DELLE RAPPRESENTAZIONI DEGLI ANIMALI

A CAUSA DELL’APPARENTE AGGRESSIVITÀ DELLE RAPPRESENTAZIONI DEGLI ANIMALI

La prima spiegazione degli animali raffigurati è il motivo per cui sono più spesso raffigurati in forma aggressiva e maschile.

È stato notato che il sito presenta animali selvaggi e pericolosi, come implicato dalla presenza dominante di predatori, spesso in una postura minacciosa, con artigli e zanne chiaramente delineati

Vi rimando allora all’analisi del simbolismo delle bestie, la bocca, i denti, le zanne, anche la vagina dentata… che ci permette di capirne la ragione.

Infine, ricordiamo sempre il contesto in cui ci troviamo: all’interno del tempio matrice della dea madre, dove, prima di subire la rigenerazione, dovrà passare attraverso tutte le fasi del processo di rigenerazione: distruzione per combustione, per concrezione/macinazione, poi miscelazione/battitura, ai fini della purificazione, sublimazione, rigenerazione.

Nello stesso modo in cui la bocca all’ingresso dei templi (certo, molto più recente, ma il simbolismo è lo stesso perché il linguaggio simbolico è lo stesso!) simboleggia questa entrata nella matrice distruttiva prima di essere rigeneratrice (come vedremo nel caso delle divinità all’ingresso dei templi sacri del parco archeologico di Sant’Agostino in Colombia con i loro bastoni, le loro fauci dentate che fagocitano un essere…), qui il simbolismo non è affatto diverso e non deve quindi sorprendere.

È semplicemente una rappresentazione di ciò che il defunto subirà tornando alla matrice se vuole essere purificato dalle sue colpe e rinascere di nuovo.

IL SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI IN QUESTIONE  

Per quanto riguarda gli animali rappresentati, elenchiamoli brevemente:

Si dice che il serpente è più rappresentato nella struttura A, la volpe in B, il cinghiale in C, mentre D presenta un immaginario più vario, dove gli uccelli (avvoltoi in particolare) occupano un posto importante, e in H i felini sembrano essere più presenti.

Oltre a questi animali, ci sono anche uri (un bue selvatico), gazzelle, mufloni (o montoni), onagri (che non sono altro che asini selvatici), gru, scorpioni.

Ora, ognuno di questi animali è una rappresentazione usata per rappresentare sia Titan, si Adamo il padre degli dei, sia Eva la dea madre.

La loro analisi ha anche mostrato che alcuni di questi (la volpe, il cinghiale) sono simboli mistici che sono stati inizialmente associati al Logos, il Cristo del padre degli dei originale giudeo-cristiano, e poi alla grande coppia di dei esoterici.

Vi rimando al dizionario dei simboli per l’esame di ognuno di questi ‘animali’, e anche a questo volume per l’avvoltoio, il bue e il toro (per l’uro), l’ariete e i capri maschi in generale, e l’asino.

Non c’è quindi francamente nessuna sorpresa in sé di trovarli su questo sito (o su qualsiasi sito esoterico)

Ricordiamo l’osservazione fatta da altri: che gli animali presenti nel menù durante le feste (gazzelle, bovidi, emioni; l’emione è un asino selvatico dell’Asia come l’onagre) erano diversi da quelli raffigurati; il che porta alcuni ricercatori a considerare che si tratta di motivi mitologici.

Infatti, gli animali sacrificati sono spesso essi stessi animali emblematici del padre degli dei o della dea madre (vedi il simbolismo dei sacrifici animali). Di per sé, questa distinzione non è sufficiente per eliminare il carattere mitologico o mistico degli animali consumati. Era infatti comune che il sacerdozio partecipasse ai sacrifici, e forse anche il popolo o coloro che li avevano donati, per alcune delle parti consumabili dell’animale. Ed era comune per le grandi divinità reclamare gli animali sotto il loro specifico avatar animale che corrispondeva alla maschera animale che avevano indossato, o all’attributo animale che avevano più specificamente scelto per se stessi. Infatti, sacrificando un animale dato alla grande divinità, è la caratteristica, la sfaccettatura saliente e divinizzata della grande divinità che questo animale simbolico trasmette che viene richiamata, è adorare la grande divinità sotto un avatar o una delle sue sfaccettature specifiche; sacrificare un animale di questa natura è venire ad alimentarla con l’energia vitale, con il “sa”, sotto questa sfaccettatura o aspetto divinizzato, tramite il sangue e la vita dell’animale sacrificato. In cambio, la grande divinità stessa dà loro del cibo, sia dal frutto del sacrificio che le hanno portato, sia dall’abbondanza di selvaggina che fornisce sotto questo dato avatar. Ma ovviamente non è solo una questione di caccia qui!

Infatti, con questo libro, non è più necessario chiedersi cosa simboleggiano questi animali.

Gli aspetti che mi sembrano più rilevanti sono, da un lato, il fatto che sembra esserci una rappresentazione predominante in ogni recinto e, dall’altro, le storie specifiche che le scenografie di animali raccontano sui diversi pilastri.

Per quanto riguarda questi due aspetti, confesso di non avere gli elementi per formarmi un’idea precisa, ma vi do la mia analisi così com’è.

LA RAGIONE DELLA PREDOMINANZA DEGLI ANIMALI IN UN RECINTO 

Per quanto riguarda il funzionamento dei recinti in senso largo, quelli di questo sito come quelli presenti nei siti di templi trilobati di Malta o quelli dei tumuli irlandesi di Bru Na Boyne (perché noterete quanto si assomiglino per questa struttura interna di tre cerchi/uova/recinto), mi sembra, e potrei sbagliarmi su questo punto preciso, che ogni recinto funzioni, allo stesso tempo, come una matrice a sé stante, ma anche, come se sottolineasse una fase particolare del processo di rigenerazione.

A questo proposito, vorrei attirare la vostra attenzione sul seguente simbolo:

https://c.pxhere.com/photos/c6/42/stone_rock_steinzeichnung_relief_characters_ornament_pattern_triskelion-1149430.jpg

Questo simbolo è il triskel.

E vi rimando nuovamente all’articolo del professor Dendrinos e al suo diagramma del sito a pagina 14.

Vedrete con me, credo, che il sito di Göbekli Tepe è progettato su questo modello.

Cosa dice questo simbolo? :

Il triskel, scritto anche triskèle o triskel (in bretone) o anche chiamato triskelion o triscèle [dal greco τρισκελης/triskelês, “triskeles” che significa “tre gambe”], è un simbolo che rappresenta tre gambe umane, o tre spirali che si intersecano, o qualsiasi altro simbolo con tre sporgenze che evocano una simmetria ciclica di gruppo.

Il simbolo è stato trovato fin dal periodo neolitico in varie culture e in tempi diversi. Le rappresentazioni più antiche si trovano sui templi megalitici di Malta. Il simbolo si trova nella tomba neolitica di Newgrange datata al 3200 a.C., nel sito di Brú na Bóinne, in Irlanda. In forma incisa, si trova in diversi luoghi, tra cui su una delle grandi pietre poste di fronte all’ingresso del monumento. ” … ” Il triskel è usato anche nell’antichità greca. Da Agatocle di Siracusa in poi, apparve sulle monete della Sicilia, l’isola con tre promontori, e ne divenne il simbolo. Queste regioni sono prive di qualsiasi passato celtico.

Tuttavia, è considerato una caratteristica importante dell’arte celtica nel periodo di La Tène (seconda età del ferro, V – I secolo a.C.) 4.

L’archeologo e storico A. Grenier ritiene che “i triscele con tre rami curvi, il segno S caro all’arte gallica, sembrano essere stati originariamente simboli del Sole“. (Les Gaulois, p. 288). “Possiamo avanzare”, scrive Ph. Jouët, “che il simbolo dinamico della triscele [in area celtica] rappresenta i tre momenti della carriera visibile del sole, mattina, mezzogiorno e crepuscolo, con il ‘quarto passo’ che ha luogo nella notte. Questo non esclude significati correlati: tre cieli, tre stagioni, tre nozioni. “…” Il senso di rotazione del triskel con rami curvi implica che lo sviluppo circolare galleggia dietro il piano di avanzamento (nell’illustrazione allegata, il tipico triskel è destrogiro, come il sole).

https://fr.wikipedia.org/wiki/Triskèle

(Tra parentesi, si noti il modello trovato sulla pianura sotto il sito:

Chiudo la parentesi ;).

Cosa significa questo?

In questo simbolismo della triscele, dei tre cerchi a spirale collegati, vediamo che ogni cerchio è potenzialmente come una mini-matrice che ci permette di raggiungere il centro, in altre parole, uno stato di perfezione, ma allo stesso tempo, ogni cerchio è collegato agli altri, e se partiamo da destra verso sinistra, una volta completato un passo, un altro processo (identico o meno) continua con il cerchio successivo. Di sicuro, se si uniscono i loro centri, si formerà anche un triangolo perfetto. Alla fine del terzo ciclo (o trimestre!) la gestazione è completa e la rinascita può avvenire. 

È interessante notare che sia il signor Grenier che il signor Jouêt l’hanno associato al sole e il signor Jouêt alle fasi del sole. Anche se limita questa spiegazione, come spesso accade, a un fenomeno cosmico. Dato che è ovvio che il sole è una rappresentazione simbolica del padre degli dei e che il suo ciclo giornaliero e annuale è usato per rappresentare la sua rigenerazione, diventa perfettamente logico interpretare l’architettura interna dei templi informa di triskeles, il tempio stesso dove avviene la sua rigenerazione, come se fosse stato pensato e progettato per rappresentare con la sua stessa architettura le diverse fasi o stadi (schiacciamento-battitura-purificazione) prima della rinascita.

Questo mi porta a credere, come vedremo per Malta o Newgrange in Irlanda, che ogni recinto (ogni uovo) non è solo una matrice a sé stante dove avviene la rinascita del padre degli dei sotto il figlio (al solstizio d’inverno come altrove), ma può anche essere associato a una fase particolare del processo di rigenerazione. Con questa comprensione, diventa chiaro che solo quando tutti e tre i cerchi sono stati attraversati all’interno della matrice che li include, la rigenerazione è pienamente efficace, tutte le fasi sono state completate. 

Ciò che sembra sostenere questa idea è, per esempio, il fatto che il recinto D ha una forte connotazione “avvoltoio”.

Ora il simbolismo dell’avvoltoio non lascia assolutamente spazio a nessun’altra interpretazione che quella che ho dato nella sua analisi specifica (perdonatemi per essere così perentorio, ma è un fatto ovvio, l’etimologia sumera ne è il sigillo).

Essendo il termine avvoltoio uno stretto omonimo sumero del mortaio, è l’emblema della dea-madre Eva e del suo grembo nel suo carattere di spazzino distruttivo.

Come promemoria, ecco cosa troviamo a questo proposito sotto l’analisi simbolica dell’avvoltoio e del mortaio:

Te [Á] mušen è il nome del gipeto barbuto

È notevole che il segno cuneiforme per “Te” sia “Á”.

Per á , áĥi, aĥ 5 , tutti e tre significano un braccio, un’ala, un corno, un lato, un potere.

Se le ali evocano le ali dell’avvoltoio, il doppio significato è evidente poiché Eva era conosciuta con “…” (e altri fonemi) come il lato o dea del lato.

Inoltre, come se non bastasse, “te” è un equivalente di “ti” che designa anche un lato, una costola, una freccia (cfr., te, dih, e tìl).

Tum significa anche un’azione, un lavoro (e una traversata), una faretra. Questo collega il tum direttamente a aka, ak, ag, a5 che nella loro forma verbale significano fare, agire.

“ti tìla, tìl” significa anche “vita” dalla contrazione di “tu” “nascere” e “íla”, “sollevare, portare”). È senza dubbio sempre in relazione con Eva il cui nome ebraico sotto “haya” significa dare la vita.

Così, ‘te’ l’avvoltoio, è indiscutibilmente un emblema di Eve-aka/aga, la dea della costa o del fianco, la madre che dà la vita.

Il legame mistico tra l’avvoltoio e il mortaio è altrettanto ovvio:

Per capire la loro stretta connessione, dobbiamo guardare indietro ad una delle parole sumere per « malta »:

Naña, o nañ

Naña, o nañ (sinonimi di Gaz, Kum) significa schiacciare (con il nominativo – a), ma anche da nañ, na8 l’azione di bere, abbeverare, irrigare, bere da (con -ta-) (na8-na8 in marû) essendo la contrazione di “ní” “corpo, sé” di “a” “acqua” e “áñ” “versare, fornire”.

Questo termine spiega il nome della dea sumera Innana, che significa (tra le altre cose) colei che schiaccia e innaffia, spruzza acqua, ma anche fluidi ricchi. Infatti, Inanna può essere scomposta nella “i” “na8-na8”.

” ì ” (o ia2, 7, 9) che significa olio, grasso, crema, o da i4 (ia4) i ciottoli (o i figli del fiume), e da i7 (o ída) significa il fiume, il canale principale, il corso d’acqua (essendo ída la contrazione di “ed” “generare” e “a” “acqua”)

Così il mortaio sotto Naña, o nañ, si riferisce al grembo della dea madre che schiaccia e allo stesso tempo è la fonte dei figli, dei ricchi fluidi vitali e dell’acqua.

Va notato che naña si riferisce anche a soda, alcali, potassa (usata come zuppa), una pianta alcalina, saponaria (nañ, ‘bere’ + a, ‘acqua’) 

Vale la pena ricordare che le piante alcaline o le diete alcaline hanno la reputazione di avere la virtù di disacidificare il corpo, purificarlo e regolare le mestruazioni.

Naña è quindi associata alla purificazione dell’essere.

” … ” Così, il mortaio sotto nañ, naña designa anche il fatto che attraverso il ritorno alla polvere, polverizzata nella matrice-fiore della dea-madre, l’umanità caduta può essere sanificata, pulita, purificata, rigenerata.

C’è anche un altro significato che questo termine naña trasmette.

Per capirlo meglio, basta traslitterarlo nei suoi sinonimi, supponendo come è stato dimostrato che “g” “k” “ñ” “ĥ” sono equivalenti in sumero.

Così naña è equivalente a naga, o naka o naĥa.

Così troviamo non solo il nome della dea-madre Eva, aga/aka/aĥa/aña, ma anche il mortaio poiché ĥa porta anche l’idea di un mortaio con l’azione di mescolare, macinare.

Una volta che avete letto questo, dovete poi capire questo:

Se Te designa un avvoltoio barbuto, un avvoltoio che è un simbolo emblematico della dea madre Eva, si scopre che… Tè, il suo omonimo, è anche una pianta alcalina, una saponaria, il cardamomo, proprio come il termine “naña” che designa… il mortaio!

Così Eva il fianco, il fianco la madre della vita, l’avvoltoio e il mortaio sono sinonimi, intimamente legati, intrecciati, dalla loro etimologia!

Che meraviglia allora che le grandi dee-madri, tra cui Rea, l’egiziana Maut, Nekhbet, e anche Isis, siano rappresentate sotto forma di avvoltoio?

O cosa sarebbe sorprendente leggere sull’Isis, per esempio:

L’avvoltoio è talvolta identificato con Isis, nei testi delle piramidi. Le misteriose parole di Isis, quelle che conferiscono la vita, devono essere conosciute dal defunto. Il possesso della preghiera dell’avvoltoio ti sarà utile nella regione dei mille campi. È nella notte, l’oscurità, la morte, che la dea avvoltoio ravviva l’anima che risorgerà all’alba: L’avvoltoio (la madre) ha concepito nella notte, al tuo corno, oh vacca incinta” . L’avvoltoio è anche rappresentato su un cesto o una cesta, che simboleggia la germinazione nel grembo materno. (CHEVALIER-GHEEBRANT, Dizionario dei simboli, 2005, p. 995)

O cosa ci sarebbe di così sorprendente nel leggere che in Russia, “la vecchia orchessa Baba-Yaga, personificazione delle tempeste invernali, viaggia in un mortaio: nel mortaio rotola, con il pestello scava, con la scopa cancella le sue tracce. (CHEVALIER-GHEEBRANT, 2005, p. 862)

Con “viaggia in un mortaio” si intende che vola come un uccello in un mortaio come in un cesto.

Il mortaio di questa vecchia strega “baba-yaga” non è altro che la matrice “ba” di “aba” il padre e i fluidi “ia” di “aga” “eva”. 

Non ci sarà sorprendente, così come non ci sarà da vedere in questo sito di Göbekli Tepe, un “semplice” sito di rigenerazione per matrice della dea madre, di vederla sotto il suo simbolo dell’avvoltoio e del mortaio, operare la prima fase della rigenerazione, cioè la distruzione, la polverizzazione, la frantumazione, la mescolanza, del corpo del defunto.

Dalla presenza dell’avvoltoio nel cerchio D, è chiaro che l’avvoltoio è particolarmente legato al processo di distruzione.

Il fatto che questo passo sia nel mezzo ha senso se assumiamo quanto segue:

Poniamoci una semplice domanda: dato che siamo sui siti di rinascita del defunto in un essere rigenerato, in un altro individuo, quanto dura la gestazione di un umano?

9 mesi (promemoria: anche il ciclo del grano è di 9 mesi per raggiungere la maturità…)

Così, se dividiamo i 9 mesi in tre fasi distinte, avremo nel cerchio di sinistra (di solito ovest) la fase della fecondazione, nel cerchio di mezzo la fase della distruzione, sia con il fuoco e/o con la malta (di solito nord), nel cerchio di destra la fase della zangolatura/scoppio (di solito est), e in fondo, al centro (di solito sud, il momento della rinascita con il richiamo alla luce del solstizio d’inverno).

LE SCENOGRAFIE DI ANIMALI SUI DIVERSI PILASTRI

È necessario poterli esaminare tutti per considerare la definizione della storia precisa che racconta.

Pietra 43 del recinto D

L’unico che ho potuto cogliere dalle informazioni è quello del pilastro 43 che si trova a nord del recinto D, sempre a nord, e che è quindi il recinto dove predomina l’avvoltoio.

Ciò che colpisce di questa scena è che un avvoltoio riceve un uovo o del grano da un cesto a forma di imbuto composto da vari cesti disposti in cerchio, che formano una corona intorno alla “testa” dell’ortostato. L’uovo sulla destra è visibilmente cresciuto in un piccolo avvoltoio, che viene poi visibilmente nutrito dalla madre (sulla destra dell’affresco), il tutto sotto lo sguardo dello scorpione sottostante (ma separato dalla linea della testa).

Di per sé, dato il simbolismo di matrice della cesta e del canestro (il tema della cesta è ripreso anche nei riti di Isis, Artemis…) e dato il simbolismo del chicco di grano così come dell’uovo, è più che ovvio che stiamo assistendo alla rinascita del padre sotto il figlio, in questo caso il « bambino » condor.

Anche senza la conoscenza del sumero e di tutti i simboli, dato ciò che è semplicemente disponibile nel dizionario dei simboli di (CHEVALIER-GHEEBRANT, 2005) Per quanto riguarda il simbolismo dell’avvoltoio e del cesto che è intimamente associato alla dea madre e che vi ho appena ricordato (l’avvoltoio è la madre, è rappresentato su un cesto che simboleggia la germinazione nella matrice: non è dunque mio), bisogna essere francamente abbastanza ciechi (o abbastanza ottusi, a seconda) per non capire di cosa si tratta.

A meno che no, mi sbaglio, si sta davvero trattando di cacciatori-raccoglitori che stavano sempliciemente imparando ad addomesticare gli avvoltoi per la caccia… 😉

Comunque, continuiamo.

Il fatto che la stessa pietra mostri un uomo acefalo in posizione itifallica, con il suo sesso eretto, rientra nella logica di rappresentare la rigenerazione del padre nel figlio, il bambino condor/avvoltoio.

Ricordiamo che alla loro condanna a morte, la prima coppia umana era rappresentata senza testa (per Adamo sotto forma di toro senza testa, il ceppo dell’albero, ecc. vedi il volume 3 e l’analisi della condanna a morte del Logos). Questa pietra lo mostra dunque nella sua forma deprivata, caduta, senza testa, cioè condannato a morte nell’Eden dal Logos di Dio (di cui lo scorpione è uno dei significati iniziali). Lo mostra anche come se avesse, attraverso il suo fallo eretto e vittorioso, ingravidato sua moglie prima di morire, il che, grazie a questa concezione simbolica pre-mortem del suo futuro figlio, gli permise infine di rinascere per mezzo della matrice-mortier-cestino di sua moglie, la dea Eva-avvoltoio-mortaio, reincarnandosi in suo figlio, per riapparire qui come il figlio avvoltoio 

Il ciclo eterno della morte-rigenerazione del Padre degli Dei è ancora una volta rappresentato e chiuso da questa (altra) scena figurativa, che dice strettamente la stessa cosa del totem animale, ma con simboli diversi!

La lotta tra il serpente e la volpe

Ho anche letto (senza riuscire a trovare la fonte) che un motivo rappresenta una lotta tra un serpente e una volpe.

Questo è particolarmente evocativo, perché nella lotta di morte che è stata analizzata nel Volume 3 tra Satana e la sua posterità e il Padre degli dei e la sua posterità (rivedere il simbolismo della Volpe; Volume 3 la guerra di propaganda di Satana ; la necessarie adattazione di Satana alla profezia di Genesi 3: 15), la volpe era in uno dei suoi primi simbolismi una rappresentazione animale del Logos di Dio, un avversario di Satana e dei suoi rappresentanti terreni (che prendeva per esempio la forma del canide Seth in Egitto), mentre Satana era rappresentato, da parte sua, in questa lotta sotto il suo simbolo originale del serpente.

Il simbolo della volpe diventerà anche un simbolo del Logos esoterico, colui che si appropria di un simbolo del suo avversario.

Non è quindi sorprendente trovare questa lotta raffigurata in questo luogo.

Può significare semplicemente due cose:

  • La lotta tra la posterità del messia giudeo-cristiano e Satana
  • La vittoria del messia esoterico e la sua lotta vittoriosa sul serpente, in una rielaborazione della profezia di Genesi 3:15 a suo vantaggio, per sostituirsi nei cuori del vero messia

Poiché la questione centrale tra il primo giudeo-cristianesimo e l’esoterismo è, tra l’altro, la questione dell’immortalità intrinseca e della divinità dell’anima umana, e principalmente quella della prima coppia umana (morirono davvero o ebbero accesso all’immortalità?), è logico trovare questa scena preistorica descritta sotto questi simboli mitologici proprio nel luogo dove si insegna alle masse del tempo che la rigenerazione del padre degli dei è avvenuta.

SPIEGAZIONE DELLA PRESENZA DI MORTAI

Il simbolismo del mortaio è stato ampiamente discusso non solo attraverso la sua analisi completa nel dizionario dei simboli, ma sarà incredibilmente illustrato nei molti siti esaminati.

Vi invito a rileggerlo e a prestare attenzione a ciò che verrà detto nell’analisi dei templi di Malta in particolare.

Dobbiamo semplicemente capire che il mortaio è, come la grotta o il calderone, il luogo dove avviene la morte, nel caso preciso del suo utilizzo, la “frantumazione”, l’annientamento simbolico dell’ucciso, del sacrificato, per permettergli di essere poi rigenerato in un nuovo essere, mentre produce “cibo” fornito dalla dea madre ai suoi adoratori per permettere loro di acquisire l’immortalità. Il mortaio porta quindi con sé l’idea della morte, della distruzione indotta dall’andare agli inferi, il ritorno al grembo, il preludio alla sua futura rinascita e a una produzione di abbondanza. 

Si può vedere che non c’è assolutamente nulla di sorprendente nella concentrazione anormalmente alta di strumenti di frantumazione del grano” sul posto, con mortai con pestelli cilindrici o conici.

Che cosa dDobbiamo allora vedere ? Come il signor Trump al sito dei megaliti di Malta, un raduno di cacciatori-raccoglitori che scoprono le gioie dell’agricoltura e macinano felicemente la farina insieme, per “creare un legame comunitario” senza alcun senso sacro o cultuale, e che, per farlo, si impegnano in un lavoro di Titani per decenni o centinaia di anni ?

O infine, come il signor Ferguson, un legame mistico con il culto simbolico della dea-madre che, come abbiamo capito, dalla sua matrice quando simboleggiata dal mortaio ha bisogno di macinare il marito (e poi il suo devoto), grano simbolico, per meglio farlo rinascere 9 mesi dopo sotto un nuovo essere, un nuovo grano purificato?

SPIEGAZIONE DELLA PRESENZA DI STRUMENTI DI CACCIA

Lo stesso vale per la caccia.

Gli archeologi del sito hanno trovato un gran numero di strumenti di caccia e resti di animali (principalmente gazzelle, ure e asini selvatici) corrispondenti alla fauna che era presente intorno al sito.

Si è già detto che la presenza di questi animali può essere legata all’avatar animale o alla divinità che li ha reclamati come sacrificio e ha potuto condividerli con i devoti.

Ma non dobbiamo dimenticare, prima di tutto, il simbolismo della caccia.

Questo è stato esaustivamente esaminato nel dizionario dei simboli come parte dei riti di sublimazione da compiere durante la vita (rivedere il simbolismo della caccia, l’arciere, la caccia alla cerva dai piedi di bronzo, ecc.)

 Ricordiamo semplicemente che il significato della parola peccato è “mancare l’obiettivo” o “mancare il bersaglio”. Così il simbolo del cacciatore, e più particolarmente dell’arciere (o fromboliere) con una destrezza perfetta nel colpire il suo bersaglio, simboleggia la perfezione riconquistata, segno della sublimazione raggiunta per colui che l’aveva persa e quindi della sua trasformazione in una divinità stellare nel corso della sua vita.

Trovare così tanti strumenti di caccia in questo luogo di culto attesta senza dubbio la pratica di questo rito sublimatorio. Forse le armi sono state poi donate alla coppia di divinità presenti sul posto, il che spiegherebbe la ragione di lasciarle lì.

Ovviamente, la conseguenza di entrambe le richieste di sacrificio della dea madre, l’abbondanza di selvaggina che promette di fornire in cambio ai suoi servi una volta che i suoi riti e sacrifici sono stati completati, così come la pratica di questo rito sublimatorio dell’atto di caccia, che forse richiede la benedizione della dea madre sulle armi da caccia, ha senza dubbio contribuito a questo accumulo di così tanti strumenti di caccia sul sito.

RAGIONI PER GLI ORIENTAMENTI

A CAUSA DELLA RAPPRESENTAZIONE DELLE TRE STELLE DELLA CINTURA ORIONINA

Mentre siamo sul tema del cacciatore, passiamo a Orione.

Prima di tutto, non credo nella necessità di allinearsi con le costellazioni quando si costruisce per due ragioni principali:

  1. Questo presuppone che gli antichi non avessero alcuna conoscenza delle costellazioni e che avessero bisogno di allinearsi con esse per avere un senso.
  2. La datazione ci porta necessariamente a fasce orarie troppo lontane dalla realtà del tempo della loro costruzione. Inoltre, sarebbero stati comprensibili solo per un certo tempo. 

Tuttavia, personalmente rimango convinto che :

  1. Con questi costruttori avevamo già a che fare con astronomi eccezionali. Tutto quello che dovevano fare era menzionare la Cintura di Orione e avrebbero associato il sito a questa cintura senza doversi necessariamente allineare con essa.
  2. La vocazione di questi siti è di rimanere senza tempo. Gli allineamenti con il sole nel suo ritmo lunare giornaliero o annuale sono immutabili. D’altra parte, la ricerca di un allineamento porta a uno sfasamento a medio e lungo termine del sito, che loro sapevano e non dovevano né desiderare né cercare. Per rimanere inalterabili col tempo, tutto quello che dovevano fare era rappresentare sul terreno tutta o parte della costellazione che volevano evocare e associare al sito.

Quindi, sì alla possibile rappresentazione della cintura di Orione, ma no al suo allineamento con la costellazione durante la costruzione.

In quest’ottica, l’evocazione di Orione da un punto di vista simbolico è molto attraente e si adatta perfettamente al sito il cui scopo è, come tutti gli altri siti, di trasformare il padre degli dei in una stella.

Il fatto che sia sotto il simbolo del cacciatore, o anche dell’arciere (Orione sembra tenere una fionda e uno scudo, ma può anche essere visto come un uomo che ha scoccato la sua freccia dal suo arco), è abbastanza possibile e altamente giudizioso da un punto di vista simbolico. Il messaggio è che avendo sbagliato, avendo peccato, avendo mancato il bersaglio come uomo, si è tuttavia, come insegna la dottrina esoterica, misticamente redento, essendosi sacrificato ed essendo stato rigenerato dal grembo. Come risultato, ora è intronizzato divinamente tra le stelle come il perfetto arciere-cacciatore, che non manca mai (di nuovo) il suo bersaglio. È diventato di nuovo perfetto.

CAUSA DELL’ALLINEAMENTO CON I SOLSTIZI E GLI EQUINOZI

Si sa che questo sito, come la grande maggioranza degli altri siti megalitici, ha un allineamento annuale sui solstizi ed equinozi.

(ri)ecco il ciclo che credo sia sfasato tra i cicli degli equinozi e dei solstizi da una parte e le 4 grandi tappe della gestazione mistica che precedono la rigenerazione dall’altra (vedi il simbolismo dei solstizi e degli equinozi nel volume 3):

I testi inseriti da sinistra a destra, quindi in senso orario:

  1. Equinozio di primavera (21/24 marzo) : Fase di progettazione
  2. Solstizio d’estate (21 giugno circa): Passaggio attraverso il fuoco e la macinazione
  3. Equinozio d’autunno (21/24 settembre): Trebbiatura o zangolatura
  4. Solstizio d’inverno (21 dicembre circa): Rinascimento.

Ognuno dei quartieri densamente delineati corrisponde a una fase diversa del processo di rigenerazione.

Non è in contraddizione con la triscele perché la quarta tappa è quella della rinascita, che corrisponde al corridoio d’ingresso o, per usare la simbologia della croce, l’asse in basso della croce.

Si trattava quindi per gli architetti di ogni sito megalitico, ovunque essi fossero, di determinare prima l’orientamento del sito, a partire dal punto d’entrata, la porta scelta in modo che il sole colpisse ogni centro di ogni quarto, o almeno l’area di quel quarto, per corrispondere alle fasi indicate del ciclo di gestazione.

A seconda del punto di ingresso della luce scelto, hanno posto :

  • Sia l’asse della struttura in modo tale che il sole al momento del solstizio d’inverno colpisca direttamente il centro del quartiere della rinascita.
  • Ossia hanno usato delle pietre per riflettere la luce del sole per colpire questa zona centrale.

L’importante è che in questa data del solstizio d’inverno, il centro di questo quartiere, o almeno questa zona, sia in qualche modo illuminato dalla luce diretta o indiretta in questo momento cruciale per chiamare il defunto alla luce, in modo che possa lasciare la tomba, il grembo materno, essendo nato di nuovo ora che la sua gestazione è completa.     

Lo stesso principio si applica ai centri o aree di ogni distretto.

Il sole doveva colpire, direttamente o indirettamente, il centro o l’area di questo quarto al momento preciso di ogni equinozio, solstizio che era legato ad esso come nel diagramma sopra.

Questa è, credo, la regola universale per questo tipo di edifici rinascimentali.

È quindi comprensibile che non tutti i siti dedicati al rinascimento possano aver avuto un ingresso orientale, poiché allora era “sufficiente” per i progettisti giocare con le pietre riflettenti, in modo che ogni area fosse illuminata al momento giusto.  

Nel caso del tempio di Göbekli Tepe, l’ingresso, come presentato dal signor Dendrinos nel suo diagramma del tempio, è visibilmente a sud ed egli pone particolare enfasi su un evidente allineamento con il solstizio d’estate.

Sul sito Arcana, l’orientamento al sole, il punto d’entrata della luce è trovato come proveniente dall’est (non dal sud) e quindi generando l’allineamento ai solstizi e agli equinozi.

Poiché ogni recinto aveva delle finestre, questo può essere il motivo della differenza di orientamento del principale punto di ingresso della luce sul sito. 

Una cosa è certa, l’uscita del defunto dal cosmo avverrebbe normalmente al solstizio d’inverno, un momento altamente simbolico in cui il sole è chiamato a rinascere. È improbabile che il solstizio d’estate sia stato scelto per simboleggiare questa rinascita, anche se, essendo il momento in cui il sole è più forte, può essere stato considerato da alcuni popoli come il momento scelto per l’elevazione del padre degli dei al rango delle stelle, che in questo caso sposterebbe semplicemente la fasatura tra le fasi della gestazione e il ritmo degli equinozi e solstizi.

MOTIVO DELLE OMBRE

In relazione a quanto appena detto, è interessante notare l’osservazione del signor Dendrinos che una coreografia di ombre (e quindi di luce) è evidente nel sito, con, ogni giorno e ogni notte, all’interno del recinto, un’ombra di un pilastro che viene a posarsi o ad apparire su un altro pilastro, in un preciso momento della giornata, e questo, tra tutti i pilastri, compresi i pilastri centrali tra loro, il tutto in un balletto che gli fa evocare l’immaginario di una coppia.

A questo proposito, è molto utile fare riferimento al simbolismo dell’ombra.

Per la cronaca, una delle parole sumere per ombra è an-dùl

An-dùl significa anche protezione.

Se scomponiamo questa parola, il suo significato diventa estremamente interessante.

An si riferisce al padre sumerico degli dei come è stato chiamato.

Rivediamo l’etimologia di ‘An’ come fornita nell’indice simbolico dei fonemi sumeri.

Promemoria dell’etimologia di “An”:

“An” così com’è significa il cielo, il paradiso, il padre degli dei An; “…” nella sua forma verbale, significa essere in cima “…”.

Poiché ‘a’ e ‘e4’ sono equivalenti, ‘an’ è omofona con ‘en’ che significa un dignitario, un signore, un alto sacerdote, un antenato, una statua.

Come è nato il fonema ‘an’?

“a” o “aa” significa padre

Per quanto riguarda ‘n’, significa ‘essere sollevato’ (esattamente come il fonema ‘íla, íli, íl’ ‘essere sollevato’).

È quindi facile capire perché An è il padre degli dei sumeri.

È letteralmente un padre antenato elevato al rango degli dei, al cielo.

Questa etimologia ci permette quindi di capire che An non è un padre degli dei, come se fosse sempre stato un dio, ma più esattamente un antenato umano, un padre, un sommo sacerdote, che è diventato un dio, dopo essere stato innalzato, durante la sua vita o dopo la sua morte.

Infatti, l’elevazione implica che prima c’era uno stato di abbassamento o di abbattimento. Un vero dio non ha bisogno di essere elevato perché è per natura già “in cima”.

Un breve ricordo dell’etimologia di “dul”.

Non mi è possibile entrare qui nell’etimologia di questa parola, poiché è molto ricca, molto piena, ed è stata esaurientemente esaminata nell’appendice sotto diverse analisi precise (rivedere le analisi del simbolismo della grotta [dul6 o du6], del tell, tumulo, [dul6, du6 ] del calderone [udul o utul], del forno [udun], ecc. ).

Si tratta semplicemente di ricordare che si tratta di un fonema molto importante che, insieme ai suoi omonimi, trasmette una buona parte del processo di rigenerazione del grande dio operato dalla matrice (ricordare: per esempio du10 o dùg designa la vagina; dul3, 4, 5 significa protezione), un processo che si divide in diverse fasi, di cui du/dul evoca le azioni principali che si svolgono in diverse fasi chiave: uccisione, correzione (tramite zangolatura), purificazione (tramite cottura o oscillazione), rigenerazione (tramite redenzione, liberazione, [ri]formatura alla perfezione, e nascita di nuovo).

In relazione al simbolismo dell’ombra, credo sia utile ricordare qui uno dei significati di ‘dul’ relativo all’azione di redenzione o di riscatto.

Questo è ciò che è stato visto:

dul3, 4, 5 equivalente a dal, significa protezione e nella sua forma verbale coprire, vestire, proteggere, nascondere.

Ora, l’azione di vestirsi rappresenta, in particolare, il ripristino di una condizione approvata (rivedere il simbolismo dell’abbigliamento). È legato all’azione del coprire che designa la triplice azione di proteggere, nascondere, ma anche e soprattutto redimere (vedi nota sul simbolismo del coprire).

Richiamo al simbolismo della copertura: se la parola greca per riscatto, “lutron”, deriva da un verbo che significa “sciogliere” (indicava la somma pagata per liberare i prigionieri di guerra), la parola ebraica per riscatto è “kopher” che deriva da un verbo che significa “coprire” o “coprire”. L’arca di Noè era “coperta” (kaphar) di catrame. (kaphar) con catrame (Genesi 6:14).

Pagare un riscatto è quindi coprire “le colpe di qualcuno” o “qualcuno”. Salmo 65:3. 

Da qui anche il termine arabo per Allah chiamato ‘raffur’ che significa misericordioso, che letteralmente significa anche ‘colui che copre’ nel senso di perdonare le colpe).

Capiamo così che il simbolismo dell’ombra è molto carico, perché è etimologicamente e quindi simbolicamente associato alla rigenerazione del padre-ancestatore per farne un dio, operazione che la matrice compie, che sia una grotta, o un tumulo, esattamente dove siamo con questo tumulo di Göbekli Tepe, e questo rispetto alle sue diverse tappe che ho appena ribadito. 

Così, l'”ombra” “an-dul” significa letteralmente “la grotta, il tell, il tumulo di An”!

L’abbiamo visto nelle loro rispettive analisi, anche ciò che lo copre e lo protegge per renderlo una stella…!

Infatti, ‘dul’ è, tra l’altro, una contrazione di ‘da’ e ‘ul’.

Ora uno dei significati primari di “ul” è “stella” e sappiamo che la stella è in particolare il simbolo del raggiungimento del cielo della deificazione per il defunto (si prega di rivedere il simbolismo della stella).

Questo lo copre e lo protegge perché è il significato stesso di “da”:

Da si riferisce a un braccio, un lato, e nel suo uso verbale ha il significato di essere vicino, proteggere, tenere, mantenere,

E lo capite ora facilmente con quello che è stato detto precedentemente in queste analisi e in quella del simbolismo della costa, del fianco, an-dul non ci dice semplicemente che è lì un luogo (la grotta, il tumulo, il tell) o una cosa (l’ombra, della matrice) che permette di riscattare il padre degli dei; Questo termine “dul” ci dice anche chi lo possiede, poiché si riferisce con “da” al lato, alla costa, in altre parole al compagno, all’assistente del padre-ancestatore originale divinizzato, cioè Eva.

I due ortostati centrali sono tanto più facilmente identificabili!

Visto che siamo sul simbolismo dell’ombra, è anche, credo, utile ricordare che un’altra parola per ombra è ” ñissu o ñizzu ” che ha il segno cuneiforme “ÑIŠ.MI”.

Rivediamo brevemente il significato di ñis, ‘su’ o ‘zu’ e ‘mi’ per capire il significato mistico di quest’ombra.

Il significato di “ñis”:

” … “

niš è un termine molto comune in sumerico, poiché è usato per indicare genericamente, un oggetto, un utensile, uno strumento di legno, poiché niš significa anche legno. È per questo che si trova spesso davanti a un’altra parola, essenzialmente per definire il fatto che si tratta di uno strumento.

” … “

ñiš, ñeš designano un albero, uno scettro, un simbolo di dominio” …

” … ” Notate anche che può essere un albero. Ora l’albero è un simbolo sia del padre degli dei che della dea madre, lei stessa spesso incarnata come un albero. Quindi, se questo simbolo sembra avere una forte connotazione maschile, può anche rappresentare e incarnare la grande dea madre.

Così, capiamo che l’ombra può essere simbolicamente uno strumento, un mezzo e un simbolo di dominazione e di potere. 

Ma qual è lo scopo di quest’ombra?

A chi appartiene?

Il significato di ‘su’ o ‘zu’:

Questo fonema è stato oggetto (anche!) di un’analisi etimologica approfondita.

È davvero molto carico di senso, molto importante e la sua analisi è quindi particolarmente interessante.

È disponibile nell’analisi del simbolismo della nudità.

Perché nell’analisi della nudità?

Perché…

Il termine ‘su’ usato come aggettivo si riferisce all’essere nudi, in un uso nominativo, il corpo, la carne la pelle così come un sostituto, una sostituzione.

Quando la analizziamo, ci rendiamo conto alla fine che questa semplice parolina, “su” per “nudo”, in virtù dei molteplici significati dei suoi fonemi, ci permette di identificare una buona parte dei significati ambivalenti della nudità, che deve essere intesa come evolutiva, progressiva, partendo dalla nudità perduta alla nudità recuperata, passando per lo stadio di decadenza umana consecutivo al peccato adamico.

Comprende le seguenti tappe (che non potrò dettagliare qui): uno stato di felicità (iniziale) , seguito da uno stato di decadenza (intermedio), seguito da una possibile redenzione grazie alla matrice, seguito da un ritorno alla nudità, poi un simbolo di rigenerazione.

Mi limiterò ad esprimere ciò che è direttamente collegato a ciò che diciamo qui, con :

Une parte di ciò che è stato detto nella sezione “felicità iniziale”:

Bisogna notare che su11 (equivalente a zú) così come sú (equivalente a zu) significa, tra le altre cose, conoscenza, saggezza.

Nel loro uso verbale, significano conoscere, capire; informare; imparare da; riconoscere come qualificato, abile

Così quel ‘su’ è anche un simbolo di uno stato di conoscenza, di saggezza, un indicatore positivo di uno stato di perfezione.

Qui vediamo il significato di zu che significa conoscenza, saggezza.

L’analisi di “su” nella sezione sul riacquisto dice quanto segue:

Per approfondire l’ambivalenza del simbolo, bisogna notare che súg, su8 significa, stare in piedi (cfr., gub, súb) essendo, secondo il lessico, la contrazione di ‘su’ ‘corpo’ e ‘lungo e diritto’).

Questa idea di alzarsi può ricordare l’idea di alzarsi in uno spirito di ribellione (e il simbolismo di Satana sotto il serpente che si alza), ma anche il fatto che l’umano si alzava, perché gli era stata data la speranza di uscire da questa brutta situazione.

Si noti poi che sud4, su13 significano nel loro uso verbale essere lungo, prolungare, allungare, durare, dare, presentare, offrire (aggettivo, lungo) e che soprattutto, sug6, su significa sostituire, restaurare, restituire (un prestito, ecc.) (cfr., rúg) essendo secondo il lessico la contrazione di “riempire” e di “entrata, stanza, serbatoio”.

Così, “su” implica l’idea di riscatto, poiché si tratta di restauro, di sostituzione, di rimborso di un debito (simbolicamente di un peccato) che permette all’uomo di stare dritto, e di allungare la sua vita accorciata.

Inoltre, la parola “su” nel suo uso nominativo significa corpo, carne, pelle e anche un sostituto, una sostituzione. È quindi chiaro che la carne, il corpo è concepito come un possibile riscatto sostitutivo dell’essere umano.

” … “

Non pensate che il legame sia abbastanza evidente con i monoliti e le pietre erette in generale che rappresentano gli antenati divinizzati, e qui con gli ortostati dritti e lunghi di Göbekli Tepe, con questi due esseri vestiti con semplici perizomi e che si ombreggiano coprendosi, redimendosi in un ciclo per tappe?!

Questa analisi di “su” nella sezione sulla nudità come prerequisito per la rigenerazione si legge come segue:

Analizzando le varie tappe della rigenerazione, si è osservato che il grande dio, così come l’essere che segue le sue orme, cioè l’iniziato esoterico, deve accettare di sacrificarsi, di fare un sacrificio dell’ego o del sé.

Questa operazione è anche simbolicamente trasmessa da “su”, perché se il primo significato di spogliare è quello dei nostri primi genitori per il fatto di perdere i loro attributi e le loro facoltà perfette per aver mostrato egoismo, esotericamente, compiendo il processo opposto, cioè sublimando se stessi, spogliandosi del proprio egoismo e dei cattivi pensieri, è possibile riacquistare la perfezione perduta.

Ecco perché lo spogliarello viene insegnato anche nell’esoterismo come una necessità per l’essere umano iniziato.

Così che se su3 (equivalente a sud, sug4) porta nel modo verbale il significato di spogliare, mettere a nudo, svuotare, essendo secondo il lessico la contrazione di “su” “corpo” da ig, “ingresso” o anche da mug2 “nudità”), notiamo che su7 (sug8 sul4, sur12,) è un’aia (di grano) o un mucchio di grano.

 gisu – su è un cesto (ripetizione di ‘su’ aia)

Conoscendo il simbolismo del cesto che è quello della matrice (rivedere il simbolismo del cesto) della trebbiatura del grano che consiste nello spogliare il grano, che rappresenta l’azione di mettere a morte il grande dio prima della sua rigenerazione, “su” trasmette dunque l’idea del sacrificio del grande dio, poi la sua trebbiatura, la sua frantumazione (rivisitare l’idea che súd significa il fatto di frantumare, di schiacciare [di macinare (dei denti) che è applicato qui in un altro senso] per permettergli di purificarsi, di conservare solo il meglio di sé e quindi di auto-acquistare per rinascere.

Se sintetizziamo ciò che abbiamo appena detto, cosa si deve intendere misticamente con l’ombra ñissu o ñizzu?

Lei è lo strumento di una saggezza, di una conoscenza particolare, quella di sapere e riconoscere per i suoi devoti che la matrice della dea-madre permetterà loro, una volta morti e ritornati a lei, come ha fatto per il padre-ancestatore, con la stessa accettazione della morte vissuta come atto sacrificale, accettando di essere battuti, schiacciati, puniti per i loro misfatti, che potranno poi riemergere da essa nudi e perfetti, redenti, come stelle, dei.

E se si dubita che l’ombra reale che li redime in un particolare ciclo rigenerativo sia soprattutto quella della dea-madre e del suo grembo, bisogna ricordare uno dei significati primari di “su” che è sostituto, sostituzione”, nel senso di sposa, compagna, assistente del padre degli dei (rivedere il simbolismo del fianco, della costa)

Ma anche il significato di “mi”, perché ricordiamo che l’equivalente cuneiforme dell’ombra ñissu o ñizzu è ÑIŠ.MI che significa, come abbiamo capito, lo strumento, il simbolo del potere “ñis” di “mi”.

Rivediamo quindi chi è “Mi”..

Permettetemi di ricordarvi:

me o i suoi equivalenti ñe e mi designano il potere della grande divinità.

Mi è un fonema simbolico molto importante. Insieme a tutti i suoi equivalenti (gíg, ñíg, gi 6, ge6, ñi6, ñe6, mi, mé, ku10; gi25) si riferisce alla notte come a una cavità oscura e umida come la gola o la bocca (o il grembo);

“mí” significa “donna”, femmina [come in “mu10, munus”].

Ricordiamo anche brevemente uno dei significati di “mu” a cui “mi” è così associato:

Mú (o Mud6) significa cantare, soffiare, accendere, incendiare, far crescere mentre mù (o ma5 con il segno cuneiforme ka׊È) significa macinare, tritare, bruciare. Ka še significa la porta (ka) del grano (grano..) della pioggia (še 7) degli escrementi, del letame še 8

“mu” o “mi” designa dunque il potere della dea madre oscura, o la cavità oscura, la “porta” del grano, dell’individuo che lei macina, macina, brucia per farlo crescere. (capire l’ingresso alla matrice) del grano, dell’individuo che lei macina, brucia per farlo crescere. Le conseguenze di questo processo non sono solo la rigenerazione del defunto, ma anche il suo dono a lei dei suoi fluidi corporei vitali: pioggia-urina, escremento-mannaia.

Nota anche:

Uno degli omofoni di ‘mu’ è mur10, mu4 che significa vestire o vestirsi

Così “mi” permette di rivestire simbolicamente i defunti rigenerandoli, nel senso di essere riportati a una condizione approvata così come la coppia di dei, come i due ortostati centrali, sono essi stessi….

 

Non è quindi sorprendente che l’ombra dei pilastri sia stata oggetto di un tale interesse da parte dei costruttori, che non erano certo ignari di quanto appena detto, da farli appoggiare l’uno sull’altro in questo modo. Questo era probabilmente per indicare il cambiamento di una tappa del processo di gestazione mistica, associato al calendario del giorno come dell’anno, ma anche per indicare che in questa tappa questa o quella divinità “copre” simbolicamente l’altro, cioè lo protegge e lo aiuta a redimere le sue colpe.

Sarebbe solo interessante conoscere l’avatar assegnato ad ogni polo T intorno al perimetro, il ciclo preciso dell’ombra dall’alba alla sera e nei momenti chiave dell’anno, in modo da poter determinare come si adatta alla fasatura delle diverse fasi della rigenerazione.

SIMBOLISMO DEI FLUIDI

IDROGRAFIA E SIMBOLISMO DEI FLUIDI

Lo studio del sito mostra che, a differenza di molti altri siti megalitici che analizzeremo, qui non c’è una sorgente o un fiume nelle vicinanze.

Tuttavia, poiché la situazione di questa regione può aver subito grandi sconvolgimenti (in particolare all’epoca dell’ultima glaciazione del Dryas recente), si può supporre che non sia sempre stato così, almeno non all’epoca della progettazione di questo sito (supponendo che sia stato costruito prima).

In ogni caso, la zona è sempre stata una regione fertile, dato che oggi il signor Dendrions afferma che “un terreno agricolo piatto, abbondante e fertile si trova a sud del sito”.

(Gobekli Tepe: un monumento del 6° millennio avanti Cristo/Dimitrios S. Dendrinos/15/11/2016; p.9)

MANIFESTAZIONE DEL SIMBOLISMO DEI FLUIDI

Avete notato che anche se non c’è nessuna fonte d’acqua vicino al sito oggi, sono state trovate delle cisterne sull’altopiano calcareo sopra di esso, ma la loro capacità è di 153 m3, che è considerata troppo limitata per rifornire d’acqua un villaggio. Sono stati trovati grandi contenitori di pietra calcarea, la presenza di un tino, la rappresentazione incisa di piccole coppe, e la pratica di un rituale di ubriachezza con la presenza di birra e/o bevande fermentate.

In tale contesto rituale, conoscendo il significato delle bevande fermentate e dell’ebbrezza mistica, è ovvio che siamo di fronte a un culto dei fluidi della dea-madre accovacciata (vedere il capitolo dedicato al simbolismo dei fluidi con una spiegazione del simbolismo della birra associata all’urina della dea-madre).

SPIEGAZIONE DEL CULTO DEi TESCHI

È anche molto interessante notare che in questo sito si praticava un culto dei teschi.

Questa è solo un’ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno, che ci troviamo in un sito cultuale dedicato alla rigenerazione del Padre e di eventuali antenati defunti per mezzo della matrice.

Infatti, il simbolismo più importante del teschio è che rappresenta la caverna, cioè il grembo della dea madre. Fare un buco nella parte superiore del cranio rappresenta l’omphalos della volta, l’ombelico del grembo della dea madre, attraverso il quale il defunto emergerà rinato.

Il filo con cui è sospeso rappresenta l’asse con cui raggiungerà il centro del cerchio con la sua elevazione in linea retta, raggiungendo così la divinità e la perfezione ritrovata.

Vi invito a consultare nel dizionario des simboli, il simbolismo del teschio [ma anche il simbolismo del palo (dove vediamo che la coppia di dei nella loro condizione di caduta e di sacrificio era rappresentata come appesa, o sospesa) il simbolismo del filo e del ragno…].

No, no, non siamo sulla “collina dell’ombelico”?

Cosa c’è di così straordinario in questo, francamente? Notare la presenza di un culto di teschi che è solo un’altra, diversa, semplicemente più piccola, rappresentazione microcosmica del potere del grembo della dea-madre di trasformare l’ex occupante di questo cranio-utero, in un essere divino, facendolo uscire da un foro alla sua sommità, il suo omphalos, il suo ombelico, molto esattamente quello che fa simbolicamente il tumulo stesso, su questa “collina dell’ombelico” su scala più grande!

Non capirlo, da un punto di vista simbolico, è solo un (brutto) scherzo!

SPIEGAZIONE DELLA PRESENZA DEL FALLO

Per quanto riguarda la presenza del fallo, è abbastanza logico.

Prima di tutto, ricordiamo che il simbolo del fallo è multiplo, a seconda del suo contesto e se è isolato o meno, può designare la fecondazione da parte del padre, la sua elevazione o anche la vagina della dea-madre che lo espelle verso le stelle.

(rivedere il simbolismo dell’asse, del palo, della colonna…)

Inoltre, dato che siamo sul luogo stesso della reincarnazione del Padre, che ha richiesto di fecondare sua moglie prima di morire per potersi reincarnare nel loro futuro figlio-messia, la presenza di un fallo fecondatore è necessaria.

Questo non indica la presenza di un culto patriarcale a spese di un culto matriarcale! Entrambi sono presenti!

Il Padre degli dei è adorato e venerato in questo sito perché è l’essere rigenerato.

La Dea Madre è anche adorata su questo sito perché è il mezzo.

Certamente, e questo libro lo dimostra, il culto della dea-madre con questo mezzo si è innalzato al di sopra del culto del padre e del figlio, ma questo non significa che non siano entrambi presenti.

Né si deve vedere in questo culto della dea madre ciò che si cerca nella recente esasperazione della moderna e stupidissima lotta tra i generi, cioè, per alcuni, machisti, la supremazia dell’uomo sulla donna o per le femministe, la supremazia della donna sull’uomo. 

Si tratta di una religione che Satana ha dettato agli uomini, a cui hanno creduto e a cui si sono sottomessi, senza che gli uomini, per esempio, mostrassero più (o meno) rispetto per le proprie donne.

Adorare la dea madre non ha certamente impedito, e non lo farà mai, al devoto maschio di picchiare la moglie al ritorno dalla cerimonia.

Se questo culto generava un rispetto, o piuttosto una paura morbosa, era quello degli anziani, dei morti, e tra i vivi, dei sacerdoti officianti e senza dubbio anche tra i vivi del ruolo delle loro madri, ma probabilmente non della donna in quanto tale. 

SPIEGAZIONE DELLA PRESENZA DI GRANDI ANELLI DI CALCARE

Sul posto si parla anche della presenza di grandi anelli di calcare.

Anche questo non è sorprendente, poiché l’anello è strettamente associato al simbolismo del cerchio, che è stato analizzato in modo esaustivo nel dizionario dei simboli e ripreso in questo volume. È senza dubbio anche un simbolo di matrice che trova perfettamente il suo posto in questo luogo.

 MOTIVO DELLA SEPOLTURA DEL SITO

È anche interessante notare che questo sito è stato completamente sepolto.

Dalle osservazioni fatte, sembra che inizialmente l’interramento del sito sia stato fatto dagli uomini per nasconderlo e per cercare di mantenerlo nel suo stato attuale, senza poterlo completare.

In seguito, è stato infine sepolto in un modo che il signor Dendrinos ha descritto come malevolo, cioè per evitare che riemergesse.

La datazione degli eventi della sua costruzione e della sua prima sepoltura, che potrebbe essere collocata prima dei cataclismi del Dryas, e poi la sua seconda sepoltura, che potrebbe essere datata dopo, dato che si tratta di due popolazioni completamente distinte in questi due momenti della storia, va nella direzione di interpretare questi eventi come indicanti, in prima istanza, un dominio egemonico in loco della religione esoterica universale prediluviana, che finisce, in seconda istanza, per vivere una pausa con gli eventi del grande diluvio, finché Shem e i suoi simili dominarono il mondo spirituale dell’epoca.

Anche se il culto esoterico riprenderà più tardi la sua dimensione perduta sotto altre forme che vedremo, il sito di Göbekli Tepe sprofondò nell’oblio prima di riemergere senza essere mai più compreso. Fino ad oggi…

GÖBEKLI TEPE

  • https://fr.wikipedia.org/wik/Göbekli_Tepe.
  • WK/Klaus Schmidt 2011 « Göbekli Tepe : A Neolithic Site in Southeastern Anatolia ».
  • https://www.youtube.com/watch?v=6VKKIOb0ZpU.
  • Oliver Dietrich, Çiğdem Köksal-Schmidt, Jens Notroff et Klaus Schmidt, « Establishing a Radiocarbon Sequence for Göbekli Tepe. State of Research and New Data », Neo-Lithics, nos 2013/1,‎ 2013.
  • See authors of the article (Dietrich L, Meister J, Dietrich O, Notroff J, Kiep J, Heeb J, et al.). — Dietrich L, Meister J, Dietrich O, Notroff J, Kiep J, Heeb J, et al. (2019) Cereal processing at Early Neolithic Göbekli Tepe, southeastern Turkey.
  • https://trustmyscience.com/plus-ancien-temple-monde-construit-selon-grand-plan-geometrique/
  • Gobekli Tepe: a 6 th millenium BC monument/Dimitrios S. Dendrinos. 15/11/2016.
  • Klaus Schmidt, ‘Anatolia’, dans Daniel T. Potts (dir.), A Companion to the Archaeology of the Ancient Near East, Malden et Oxford, Blackwell Publishers, coll. « Blackwell companions to the ancient world », 2012.
  • https://www.youtube.com/watch?v=wLK4iCswLKE.
  • Site Arcana : https://www.youtube.com/watch?v=6EIZYWwSZAs
  • Actual Archaeology. Summer 2012
  • Klaus Schmidt, « Göbekli Tepe: A Neolithic Site in Southeastern Anatolia », dans Sharon R. Steadman et Gregory McMahon (dir.), Handbook of ancient Anatolia (10 000 – 323 B.C.E.), Oxford, Oxford University Press, 2011. 918, 919)
  • Joris Peters et Klaus Schmidt, « Animals in the symbolic world of Pre-Pottery Neolithic Göbekli Tepe, south-eastern Turkey: a preliminary assessment », Anthropozoologica, vol. 39 « Domestications animales: dimensions sociales et symboliques. Hommages à Jacques Cauvin, Villeurbanne, 21-23 novembre 2002’, no 1,‎ 2004/p. 182-183 et 206-208
  • https://www.youtube.com/watch?v=wLK4iCswLKE
  • https://fr.wikisource.org/wiki/Dictionnaire_classique_sanscrit-français/अ
  • https://sanskrit.inria.fr/Heritage.pdf
  • https://ci.wolfgangpetersen.net/1810-neolithic-rock-art-found-in-india.html
  • https://gurukulamtrust.wordpress.com/2013/05/
  • https://c.pxhere.com/photos/c6/42/stone_rock_steinzeichnung_relief_characters_ornament_pattern_triskelion-1149430.jpg
  • https://fr.wikipedia.org/wiki/Triskèle

RICORDANDO IL LEGAME TRA QUESTO ARTICOLO E L’INTERA SERIE LETTERARIA “LA VERA STORIA DELLE RELIGIONI DELL’UMANITÀ”:

Abbiamo riassunto tutto ciò che è stato detto o scoperto sul sito di Göbekli Tepe in un articolo separato, disponibile anche su questo sito:

GÖBEKLI TEPE: SINTESI DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE

articolo tratto anche dal libro disponibile su questo sito:

I templi megalitici di Malta, Göbekli Tepe e Stonehenge

Potete trovare questo libro anche nella sezione :

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Per sapere perché questo libro fa parte della collana letteraria La vera storia delle religioni dell’umanità, vai a pagina :

Introduzione / Struttura e contenuto

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